Differenza tra una prostata normale e una ingrossata

La prostata è una ghiandola esclusivamente maschile posta nella parte inferiore della vescica. La sua funzione è produrre il liquido seminale, indispensabile per nutrire e consentire il movimento degli spermatozoi. 
In condizioni normali ha un peso che oscilla fra i 10 e i 20 grammi, e misura circa 3 cm di altezza, 4 di larghezza e 2 di profondità. 
Si parla di prostata ingrossata quando le sue dimensioni superano quelle fisiologiche; tale evenienza, se trascurata, in certi casi porta questa ghiandola addirittura a triplicare il proprio volume.

Di seguito l’elenco delle principali cause di una prostata ingrossata:

Ipertrofia prostatica benigna (IPB)

L’IPB, o adenoma prostatico, è un ingrossamento (iperplasia) della ghiandola di natura benigna. Alla base c’è un aumento del numero delle cellule che la compongono, che però, nonostante il termine ipertrofia, in realtà si presentano di volume normale.
Nei soggetti di età inferiore ai 40 anni è relativamente infrequente, presentandosi con un’incidenza dell’8%. Dopo tale età il numero di casi cresce in modo notevole, raggiungendo il 50% nella popolazione maschile dai 60 anni in su, e l’80% fra gli ultrasettantenni.

Le cause dell’ipertrofia prostatica benigna non sono ancora completamente chiarite. E’ comunque appurato che è una patologia legata all’età, in cui gioca un ruolo importante anche la predisposizione genetica. 
Le teorie più accreditate vedono imputati, inoltre, il diidrotestosterone (DHT), il principale ormone androgeno assieme al testosterone, e gli estrogeni. Entrambi sono in grado di stimolare la proliferazione delle cellule prostatiche, pur se con meccanismi differenti. 
In particolare, sembra che nei soggetti con IPB, il diidrotestosterone sia prodotto localmente ad alti dosaggi anche in età avanzata. Quando questo ormone è assente la malattia non si verifica.

Rimedi per l’IPB

Gli attuali protocolli terapeutici per la cura dell’ipertrofia prostatica benigna si dividono in percorsi differenti. La ragione sta nelle diversità fra un caso e l’altro. 
A seconda della sintomatologia vengono impiegati, talvolta in associazione:
– inibitori della 5-alfa reduttasi (finasteride, dutasteride);
– rimedi fitoterapici (serenoa repens);
– alfa-bloccanti;
– anti-muscarinici;
– inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (PDE-5).

Infine, un regolare esercizio fisico e la prevenzione/cura dell’obesità aiutano a contenere l’IPB.

La chirurgia viene riservata ai casi non responsivi ai farmaci e con sintomi importanti.

Prostatite 

Per prostatite si intende un’infiammazione a carico di questa ghiandola.
Uno dei sintomi di un processo infiammatorio è appunto la tumefazione, accompagnata di solito da dolorabilità.
All’origine di questa patologia si trovano talvolta infezioni, perlopiù batteriche, che possono essere acute oppure croniche. 
L’ingrossamento della prostata è modesto nelle infezioni croniche, e più marcato nelle infezioni acute. 
Più spesso però la prostatite è idiopatica, ossia se ne ignora l’origine. Si ipotizza un mix di fattori: traumatismi locali ripetuti (es. ciclismo, equitazione), disordini alimentari (come l’uso smodato di alcolici) ed immunologici.

Rimedi per la prostatite

In corso di infiammazione, il rimedio principe consiste nell’allontanare la causa scatenante, se possibile.
Nel caso di infezioni, instaurare un’idonea terapia antibiotica è quindi la strategia migliore. Se i sintomi sono importanti, possono essere affiancati farmaci in grado di alleviarli, per esempio anti-muscarinici.
Analogamente, per la prostatite non batterica si usano farmaci sintomatici.

 

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