Gli impianti di chirurgia prostetica dell’anca stanno diventando ogni giorno più comuni, principalmente perché con l’allungarsi della vita, molto spesso i distretti anatomici che subiscono un maggiore logoramento richiedono un intervento chirurgico in grado di risolvere il problema in modo stabile e duraturo.La chirurgia prostetica moderna punta a ridurre quanto più possibile il trauma conseguente all’invasività della tecnica di impianto, e per questo motivo oggi si prediligono tecniche di intervento dette per l’appunto mini-invasive che prevedono l’inserzione della protesi per mezzo di incisioni cutanee minime. Questa tipologia di intervento chirurgico inoltre risparmia quanto più possibile danno alle strutture muscolari e capsulo-legamentose circostanti, e si associa spesso a tecniche che permettono di ridurre al minimo il sacrificio di tessuto osseo ridimensionando il volume di resezione della testa femorale, conservando il collo femorale, e limitando le dimensioni dellaprotesi anca stessa attraverso l’utilizzo di protesi accoppiate metallo-metallo. Le tecniche mini-invasive presentano un’incidenza di complicanze all’intervento pressoché equivalenti agli interventi tradizionali, ma hanno il vantaggio non indifferente di ridurre le perdite ematiche, i tempi di degenza e di recupero ed il dolore post-operatori, garantendo una più precoce dimissione ospedaliera ed una migliore qualità di vita del paziente operato. La minore dimensione dell’incisione ed il coinvolgimento contenuto delle strutture muscolo-tendinee circostanti inoltre, permette una migliore resa estetica dell’intervento (cicatrice più piccola) e un più pronto recupero della funzionalità motoria del paziente, che può quindi recuperare più rapidamente le attività quotidiane ed il reintegro nella vita lavorativa.
Il limite a questa tipologia di interventi è però nella tipologia di candidati considerati adatti, che è in effetti più stretta che nel caso degli interventi tradizionali. Il paziente ideale infatti non deve essere sovrappeso o con masse muscolari eccessivamente sviluppate, e non deve aver sofferto di recente di altre patologie quali scompenso cardiocircolatorio e trombosi venosa profonda (TVP) che potrebbero compromettere l’esito dell’intervento chirurgico d’anca mini-invasivo. La maggiore complessità di questa tipologia interventistica inoltre, rende più complesso l’adeguato addestramento del chirurgo, e non sono quindi tutte le strutture ortopediche in grado di operare secondo queste procedure. La minore durata dei tempi di degenza, e la più pronta ripresa delle attività quotidiane del paziente operato, stanno però rendendo sempre più diffusi gli interventi di chirurgia prostetica dell’anca con tecnica mini-invasiva.
Articolo a cura del Dottor Claudio Butticè, PharmD.